Nessuna buona notizia per le famiglie italiane, che si troveranno a spendere di più per pannolini e assorbenti. Ecco quanto
In famiglia sono molte le spese da sostenere, soprattutto se si hanno figli. La questione economica è una delle centrali, quando si parla di scarsa natalità: uno dei motivi per i quali i giovani fanno sempre meno figli è legato all’incertezza lavorativa e quindi economica che caratterizza questo periodo storico. In una cornice di questo tipo, proprio in questi ultimi giorni è arrivata una pessima notizia: riguarda il prezzo di assorbenti e pannolini.
Come già accade in diversi paesi europei, anche in Italia sono molti anni che le donne chiedono sconti sugli assorbenti. Senza arrivare al livello della Scozia, che li assicura gratis a tutte le donne in età fertile, ciò che si desiderava era quanto meno uno sconto sull’Iva. Così è stato, in effetti: nel 2023, il governo guidato da Giorgia Meloni ha modificato il decreto IVA ed ha scelto l’aliquota ridotta per molti prodotti per l’igiene intima femminile e per la prima infanzia. Tra poco, però, cambia tutto.
Assorbenti e pannolini tornano all’IVA tradizionale
Con la Legge di Bilancio 2024, che al momento è ancora in fase di approvazione parlamentare e ne circola solo una bozza, pare che pannolini ed assorbenti torneranno a subire l’IVA al 10%, com’era prima della modifica introdotta proprio quest’anno. Ad anticipare questa decisione, che sta già muovendo parecchie polemiche, fu la stessa Premier: “Non confermiamo il taglio dell’IVA sui prodotti per la prima infanzia perché purtroppo il taglio dell’IVA è stato nella stragrande maggioranza dei casi assorbito da aumenti di prezzo“, aveva detto, concludendo quindi che a parer suo non vale la pena rinnovarla.
La cosiddetta tampon tax, quindi l’IVA al 5% su assorbenti femminili e coppette mestruali e l’aliquota ridotta al 5% per pannolini, latte in polvere, farine, semole, semolini, amidi e seggiolini per bambini scompariranno. Dall’altro lato, però, c’è anche da dire che nonostante la riduzione dell’IVA, non è detto che effettivamente pagheremo di più: a parlarne è Anna Rea, Presidente dell’Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori.
“Il tema non è portare dal 5% al 10% l’Iva su tali prodotti perché i prezzi non sono diminuiti, anzi sono aumentati, dato che la maggior parte dei commercianti non ha ridotto i listini al pubblico“, spiega, aggiungendo che a suo dire la ragione va ricercata nella speculazione e nella mancanza di controllo dei prezzi.